Intervista a Claudio Micalizio, il volto di telePAVIA

La foto istituzionale per il lancio di telePAVIA
Capita raramente di ritrovarsi appieno nelle dichiarazioni che ti vengono attribuite in un'intervista pubblicata da un giornale. Questa piacevole sensazione mi è capitata qualche tempo fa grazie ad un articolo che il collega Massimo Sala ha dedicato a telePAVIA e alla filosofia che con umiltà e fatica cerchiamo di portare avanti dal 1° febbraio 2010. Vi riporto l'articolo, nella speranza possiate condividere i concetti espressi. (C.Mic.)

Parliamo ovviamente di televisione. Sei uno dei volti più noti della provincia e il direttore di una grande scommessa sul territorio che si chiama TelePavia. Un salto coraggioso, soprattutto per un giornalista che aveva un contratto blindato a Radio Montecarlo… Ma chi te l’ha fatto fare?
“A volte me lo chiedo anch’io… (ride). No, in realtà è una scelta che forse è coraggiosa ma che sicuramente è stata consapevole e voluta: quella di tornare a lavorare nel territorio dove sono nato, dove ho mosso i primi passi professionali e dove ho sempre continuato a vivere anche negli anni in cui lavoravo a Milano. Amo questa provincia e mi è sempre pesato non poter lavorare qui: credo ci sia spazio per un prodotto editoriale come il nostro, originale per caratteristiche tecniche ma anche per linea editoriale. E in più ritengo che una buona tv possa aiutare il territorio a crescere e, perché no, a prendere coscienza dei problemi ma soprattutto delle enormi potenzialità che ancora fatica ad esprimere”.
Dietro al tuo volto ci sono comunque amici e "compagni di scommessa" che ti sostengono come Marco Pugno, factotum sul fronte tecnico, e Gianni Arrigone, mente del marketing, entrrambi lomellini doc. Come è nato questo sodalizio?
“Marco ed io ci conosciamo da 20 anni, da quando entrambi facevamo gavetta a TeleStudio TRE, l’ultima emittente televisiva attiva in provincia di Pavia fino alla fine degli anni ’90: una palestra meravigliosa per chi voleva imparare questo mestiere a bottega. Poi le strade si sono separate: io sono passato alla radio, Marco è diventato un affermato produttore di Mediaset, azienda per la quale fino allo scorso dicembre ha curato il Motomondiale di Italia 1. Ma entrambi avevano lo stesso sogno, tornare a dar voce alla nostra provincia. L’occasione si è presentata con l’arrivo del digitale terrestre, che di fatto ha riaperto il mercato televisivo rimasto blindato per 20 anni dopo l’entrata in vigore della legge Mammì. Abbiamo steso il progetto editoriale e ci siamo messi alla ricerca di un finanziatore: Marco conosceva Gianni Arrigone perché fu l’editore di una radio dove, poco più che ragazzino, andava a imparare il mestiere di tecnico e regista audio. Gli abbiamo presentato il progetto, lui l’ha valutato e poi ci ha dato il via libera e le risorse necessarie. E lì è iniziata la sfida…”.
In che senso?
“Beh, fino ad allora avevamo sognato: ora si trattava di fare sul serio, di riuscire a dimostrare che quel progetto scritto sulla carta poteva essere concretizzato. Il merito maggiore è stato dei miei soci. C’era da trovare la sede, progettarla dal punto di vista tecnico, allestirla, richiedere le autorizzazioni ministeriali, fare i collegamenti e le prove tecniche, selezionare il personale: ve lo immaginate costruire da zero un’emittente televisiva? A volte ancora adesso mi chiedo come abbiamo fatto”.
La televisione che dirigi da quasi un anno è ormai una realtà che si sta radicando in modo capillare. News, talk show e approfondimenti vari evidenziano uno sforzo consistente di autoproduzione su una delle poche province orfane fino a pochi mesi fa di televisione. Avete vinto la scommessa o c’è ancora molto da fare?
“Purtroppo, o per fortuna, siamo solo all’inizio. Se è vero che abbiamo iniziato a trasmettere in febbraio, è altrettanto indiscutibile che il nostro battesimo è coinciso con lo switch-off di pochi giorni fa: abbiamo cambiato frequenza e questo ci ha permesso di entrare nelle case di tutta la provincia con un segnale più potente e finalmente privo di interferenze. Non solo, dal 26 novembre il nostro bacino d’utenza si è allargato ad altre sette province limitrofe. Una forte responsabilità, che ci sprona a fare sempre meglio puntando sulla nostra identità di tv alternativa rispetto alle altre: niente film, cartoni o televendite ma solo contenuti autoprodotti e locali”.
La squadra che ti affianca è formata da giovani con tanta voglia di lavorare, molti di loro nati con TelePavia. Si dice che oltre a fare il direttore fai anche scuola di televisione. Com’è cambiato il giornalismo televisivo nell’era del digitale, dove chi segue la notizia deve anche saper raccontare con le immagini, montare i filmati e probabilmente, nell’immediato futuro, preparare anche un estratto per il portale internet di supporto alla tv?
“Il futuro del giornalismo sta davvero nella multimedialità: da noi i cronisti sanno anche fare le riprese, montare i servizi, spedirli alla sede quando stanno seguendo in esterna un evento importante… Il mestiere ormai va in questa direzione e ci sono autorevoli testate nazionali a confermarlo. In questa rivoluzione tecnologica, il giornalista non deve perdere di vista la sua missione: raccontare la realtà in modo semplice e veritiero, adattando stile e linguaggio al mezzo di comunicazione che sta utilizzando”.
Uno dei tuoi slogan è: “Mai una tv gridata, violenta o scandalistica”. Più volte nelle tue trasmissioni l’hai indicata, in controtendenza, come pregiudiziale dello stile TelePavia. Ce la fate lo stesso a catturare l’audience?
“I riscontri di pubblico sono positivi. Ma, sia chiaro, non stiamo facendo nulla di eccezionale: semplicemente torniamo un po’ alle origini del giornalismo. La nostra linea editoriale è semplice: dobbiamo essere imparziali nel raccontare, dar voce a tutti e a tutte le idee e lasciare al pubblico la possibilità di farsi un’opinione. Ma soprattutto dobbiamo avere rispetto del prossimo, sempre: sia esso un protagonista dell’attualità o l’ascoltatore. Nulla di rivoluzionario: ma ormai lo fanno in pochi…”.
Ma come fate a evitare le risse? Nei talk-show nazionali sono consuetudine…
“Ai nostri ospiti spieghiamo subito le regole del gioco… ma non serve: chi ha idee da esporre non ha bisogno delle risse che invece servono a coprire ad arte l’assenza di contenuti. Poi ovviamente c’è la spettacolarizzazione: chi sceglie gli ospiti dei talk-show, sa benissimo chi può fare scintille e gli affianca un avversario adeguato. Il problema è che, quando si litiga, il pubblico a casa non capisce nulla. Noi invece abbiamo la speranza di lasciare in eredità qualche concetto a chi ci segue”.
Dirigi una televisione che punta molto sull’informazione tout court . Perché una scelta di questo tipo e non un’autoproduzione orientata all’informazione ma anche all’intrattenimento, magari con qualche varietà versione pavese?
“Ci stiamo lavorando ma la scelta fare una tv di contenuti è voluta: intanto perché l’informazione locale è un elemento distintivo, originale che ci permette di assecondare un’esigenza del territorio. E poi perché, diciamolo, fare il varietà ci metterebbe inevitabilmente a confronto con i grandi colossi nazionali. Ma vedrete che a breve ci saranno novità…”.
Esistono prospettive di sviluppo concrete per una realtà come la vostra che, per vivere, deve ovviamente avere introiti? E, a questo proposito, il canale per eccellenza è la pubblicità. Le piccole e medie realtà produttive del territorio sono sensibili alla televisione locale per pubblicizzare i loro prodotti o preferiscono ancora canali tradizionali come la carta stampata, anche per un’ovvia differenza di costi?
“E’ un momento difficile per la pubblicità e la tv è una proposta ancora da ‘studiare’ per molti investitori locali ma la risposta del mercato è stata sin qui molto positiva. La differenza però non la fa il prezzo, bensì la qualità. E questo vale oggi ma anche per il futuro: se a livello nazionale la tv fa da anni incetta di risorse, io non credo a chi ipotizza la supremazia di un mezzo di comunicazione su un altro. L’importante è che ogni prodotto abbia identità e dignità editoriali ben precise”.
Chiudiamo con un auspicio per l’anno che verrà. Cosa auguri per il 2011 a TelePavia?
“Di crescere ulteriormente in numero di ascoltatori ma soprattutto di affermarsi come tv al servizio del territorio. Sin qui abbiamo dimostrato di essere presente e capaci di raccontare con tempestività l’attualità quotidiana ma anche i grandi eventi: adesso dobbiamo costruirci una credibilità sempre più solida”.

(tratto da l'Araldo Lomellino di venerdì 10 dicembre 2010 - pag. 15)

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