Credo che non servano parole contro la sguaiata ignoranza di chi, in assenza di argomenti e probabilmente in difficoltà politica, non trova di meglio che prendersela con chi fa informazione. E' vero: oggi la professione del giornalista non gode di ottima fama e se il gradimento e la credibilità della categoria negli ultimi anni è a dir poco precipitata è anche e soprattutto colpa nostra. Ma è innegabile che anche la politica da decenni ci stia mettendo del suo, facendo passare il concetto che chi "critica" il potere sia per forza in malafede o asservito a chissà quale potere occulto. Ebbene, cari lettori, non è (sempre) così. L'approccio alla realtà di chi ha il compito di raccontare i fatti deve per forza essere critico, il che non significa affatto "fazioso": essere critico significa mettere in discussione tutto, andare oltre le veline e i comunicati stampa, verificare con chi ha competenza effetti e conseguenze di provvedimenti annunciati, trovare riscontri a qualunque testimonianza o racconto specie se a passarteli è chi ha convenienza a mettere in giro bufale. E questo perché un giornalista sa che può fidarsi soltanto di quello che percepiscono i suoi occhi e le sue orecchie, e anche in questo caso farebbe bene a dubitare... Poi - è vero - ci sono i giornalisti "contro" a prescindere e quelli sempre a favore perché magari hanno interesse a farlo... ma sono eccezioni. Gli altri sono soltanto umili lavoratori che, come tali, possono anche sbagliare ma non per questo meritano automaticamente il timbro di "venduti" solo perché - magari - non si bevono le balle del politico di turno.
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Addio a Stan Lee, geniale papà degli eroi Marvel
Non amo usare a sproposito i termini e in effetti forse definire Stan Lee, l'ideatore di tanti supereroi dei fumetti Marvel, un "mito" potrebbe risultare eccessivo. Eppure c'è qualcosa di assolutamente fantastico nella carriera di questo fumettista/produttore/regista originario di Manhattan e c'è qualcosa di altrettanto incredibile anche nella storia di un'azienda che, partita come piccola casa editrice nei primi anni 40 del secolo scorso, è diventata un gigante multimediale. Chi lo ha conosciuto descrive Stanley Martin Lieber come un talento assolutamente geniale, capace di fare squadra con tutti i più grandi disegnatori e sceneggiatori che lo hanno incrociato nella sua ascesa e sempre, in fondo, un po' inconsapevole dei successi che stava raccogliendo. Ma, soprattutto, Stan Lee sapeva mettersi in gioco e ridere di se stesso: lo faceva da anni, quasi come in un rituale ormai irrinunciabile, con i cameo che amava nascondere nei film dei suoi supereroi. Io e mio figlio Federico, cui evidentemente ho trasmesso la passione per i fumetti di cui da ragazzino ero vorace divoratore, ogni volta andavamo al cinema anche con questo obiettivo: scoprire sotto quali spoglie lo scrittore si sarebbe presentato per "firmare" la pellicola dell'eroe di turno. Un gioco che voglio proporre anche a voi, amici di penna, grazie a questa sequenza montata da un sito americano e riproposta oggi anche da molti giornali italiani. Vi segnalo due chicche: una straordinaria e al contempo tenera sequenza tratta dalla serie tv di cartoni animati Spiderman (1967) in cui l'eroe preferito da Stan Lee lo accompagna sulle spalle per un viaggio nei cieli della città e una scena di "X-Men: Apocalypse" (2016) in cui il fumettista compare al fianco della moglie Joan Clayton Boocock, scomparsa solo pochi mesi fa. I due si erano sposati nel 1947, appena sei settimane dopo il primo incontro. Per lui fu un autentico colpo di fulmine: “Quando ero giovane disegnavo sempre una ragazza, un corpo, un viso, i capelli. Era il mio ideale. Quel giorno dovevo incontrare questa ragazza di nome Betty e invece ad aprirmi venne Joan: mi è bastato un solo sguardo per capire che era la ragazza che avevo disegnato per tutta la mia vita".
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